Ha preso il via con la conferenza stampa di sabato 27 luglio ‘Liberare la Bellezza’, festival patrocinato dal Comune di Todi, sostenuto da varie realtà locali e dedicato al grande cinema combinato con momenti di poesia, musica, arti visive e incontri. A inaugurare l’evento il noto giornalista Rai Alberto Michelini, che a partire dalle 19 presso la Sala Vetrata dei Portici Comunali, ha proposto il suo personale ricordo di Federico Fellini. Al compianto e complesso personaggio è infatti dedicata la mostra ‘Ho bisogno di credere – Fellini e il Sacro’ che, allestita proprio nella Sala Vetrata, fa da contrappunto alle proposte del festival. Assieme all’organizzatore e Direttore Artistico Alberto Di Giglio erano presenti, in rappresentanza dell’Amministrazione Comunale, il vicesindaco Claudio Ranchicchio e l’assessore alla cultura Alessia Marta i quali si sono profusi nel sottolineare l’alto valore della manifestazione che prosegue (vedi la brochure con il programma) fino a domenica 18 agosto.
“Ho conosciuto Fellini – ha rammentato Michelini – quando ancora frequentavo giurisprudenza, ma la mia passione era il cinema”.
Figura ancora oggi influente e rilevante nel mondo del cinema e della cultura contemporanea, Fellini, con la sua speciale capacità di esplorare temi universali, attraverso una visione unica e personale che continua a ispirare registi e artisti, ‘ci manca’ ha sottolineato il giornalista ricordandone la profonda spiritualità, tutta sua e imprescindibilmente legata alle sue origini romagnole.
Michelini ha invitato caldamente a visitare la mostra e a leggerne le didascalie che ha definito frasi ‘rivelatrici dell’uomo Fellini’. Ha poi sottolineato quanto la religiosità del regista si collocasse al di fuori di qualsivoglia schema ed etichetta. “Aveva – ha raccontato il giornalista – un profondo bisogno, quasi infantile, di essere protetto, capito e perdonato”. E, svelando che la madre di Fellini era religiosissima, tanto da averlo voluto sacerdote, ha riportato come il regista avesse il terrore del ‘peccare’ e l’incubo del ‘giudizio’, sottolineando anche come sia stato assolutamente incompreso dal clero, che anzi lo attaccò e lo criticò aspramente.
La serata d’inaugurazione del festival e della mostra è proseguita con un momento conviviale incentrato sulla degustazione di vini della Cantina Villa Sobrano, e poi con la visione del film ‘Le notti di Cabiria’, secondo uno schema (degustazione, incontro, proiezione) che continua presso la sede dell’associazione ‘Amici dell’Orto’ in via Termoli 2, sede della manifestazione per tutta la durata del festival.
Tema intrigante e complesso ‘Liberare la bellezza’, un’espressione che abbraccia e attraversa aspetti culturali e artistici, sociali ed anche filosofici, proponendo una sorta di viaggio nella percezione e nell’espressione del bello che c’è nel mondo, andando oltre le convenzioni e le limitazioni imposte dalla società. Nell’arte, ‘liberare la bellezza’ fa pensare all’idea della libertà e dell’assenza di vincoli propria degli artisti, che sono profeti e messaggeri di bellezza estetica, sì, ma anche di messaggi profondi, spesso innovativi e persino rivoluzionari. A livello culturale l’espressione fa pensare alla consapevolezza e alla ricchezza delle diversità, mentre per quanto riguarda il sociale, il pensiero si volge all’abbattimento delle barriere che impediscono di vivere e gustare la solidità dei legami, quelli consueti e quelli nuovi. Ed è un aspetto, quello della socialità, particolarmente favorito dalla formula del festival che unisce i momenti conviviali a quelli culturali. Filosoficamente, del resto, l’immagine del ‘liberare la bellezza’ si lega a un’idea di autenticità e verità, sull’onda delle grandi disquisizioni relative al legame fra bello, bene e vero, riflessione che conduce al sapore unico di una vita autentica, in armonia con se stessi e con il mondo.
Il tema, dunque, è un po’ un invito a guardare il mondo con occhi nuovi, valorizzando ciò che è autentico e promuovendo la libertà di espressione in tutte le sue forme. Una sorta di viaggio personale e collettivo, promosso dall’iniziativa di Alberto Di Giglio, regista e documentarista noto per la realizzazione di lavori che affrontano tematiche religiose e sociali, argomenti proposti anche a Todi, dal 2020, con il suo festival.
Maria Vittoria Grotteschi